L’editoriale del Presidente
22 Giugno 2016
Mancano meno di due mesi alle Olimpiadi di Rio de Janeiro e ci stiamo disponendo all’imminente appuntamento con grande positività ed entusiasmo. Aver qualificato sette Atleti è un risultato notevole, l’impegno con il quale abbiamo affrontato il cammino di qualificazione è stato totale e nessuno si è risparmiato o ha fatto meno del massimo di quel che poteva. Anzi, spesso anche di più. Per questo innanzitutto voglio rivolgere un sentito ringraziamento a tutti quelli che non ce l’hanno fatta. Atlete ed Atleti che si sono impegnati duramente in questi anni e che hanno fatto il possibile per ottenere un risultato che, purtroppo, non è arrivato. A loro va ugualmente la mia gratitudine. Penso in particolare a chi, come Andrea Regis e Walter Facente nel Judo e Dalma Caneva nella Lotta è stato condizionato in maniera decisiva dagli infortuni; penso ad Assunta Galeone che ha pagato caro un altro tipo di infortunio, che definirei di eccessiva ingenuità di comportamento. E’ oggettivamente un decremento rispetto ai nostri standard, ma nulla toglie alla qualità della Squadra anzi, ne potenzia l’entusiasmo e la motivazione. Voglio aggiungere anche il mio ringraziamento a tutte le Società Sportive, ai Gruppi Sportivi Militari ed ai Corpi dello Stato che hanno contribuito a questo successo ed a tutti quei ragazzi che si sono messi a disposizione per fare da partner in questo viaggio.
Abbiamo un gruppo di Atleti ed Atlete per la maggior parte molto giovane, che ben rappresenta il cambiamento anche generazionale che sta vivendo la nostra Federazione: siamo in una fase che definirei di “passaggio di consegne” e trovo che c’è un’immagine che ben rappresenta questo periodo della nostra storia. Parlo del gesto di Elio Verde nei confronti di Fabio Basile al Grand Prix di Almaty, quel saluto accompagnato da una stretta di mano e da un sincero abbraccio al termine di un match emotivamente molto coinvolgente. In questo caso, ma anche per quanto riguarda Elios Manzi e Matteo Marconcini, che ha superato solo in extremis nella ranking il “capitano” Antonio Ciano, è accaduto quello che nessuno avrebbe immaginato possibile fino ad un anno fa. La loro qualificazione assieme alle solide prestazioni di Odette Giuffrida ed Edwige Gwend, crea una condizione positiva nella squadra del Judo, di entusiasmo e di motivazione. Gli stessi presupposti con i quali la “piccola” squadra della Lotta si trova ad affrontare l’appuntamento olimpico: Daigoro Timoncini è alla sua terza qualificazione, ottenuta grazie al suo temperamento tenace e determinato, Frank Chamizo è il volto nuovo dello stile libero e indubbiamente l’uomo di punta della disciplina. Il suo percorso con la maglia azzurra è stato più che cristallino e di grande successo, ma questo non deve offuscare la realtà della disciplina, ossia il divario che ancora ci separa dal livello internazionale, soprattutto dell’Europa dell’est. La squadra femminile non ha raggiunto l’obiettivo della qualificazione, ma abbiamo un gruppo estremamente giovane, quasi esclusivamente juniores, il cui target è più ragionevolmente Tokyo.
Gli Atleti qualificati sono attualmente a disposizione delle Direzioni Tecniche Nazionali che li accompagnano in un programma suddiviso fra training camps all'estero, allenamenti collegiali presso il Centro Olimpico "Matteo Pellicone" di Ostia e brevi periodi di recupero. Vogliamo ampliare il concetto di "Squadra", ma anche rafforzare in loro la fiducia nel percorso scelto con l’obiettivo di arrivare a Rio de Janeiro nelle migliori condizioni fisiche e mentali. Si tratta di una fase conclusiva ed estremamente delicata, dove nulla verrà lasciato al caso. Nel Judo, così come avvenuto anche per le precedenti Olimpiadi, continuerà ad essere fondamentale l’esperienza ed il supporto del Vicepresidente Franco Capelletti, per coadiuvare lo Staff Tecnico e gli Atleti che hanno ottenuto il Pass Olimpico e condividere la programmazione con le Società di appartenenza. Nella Lotta si è scelto di proseguire il “percorso differenziato” per rispondere al meglio alle diverse esigenze dei due stili, greco romana e libera; questo ha comportato un particolare impegno per la Direzione Tecnica, che ha saputo brillantemente superare momenti difficili ottenendo risultati più che positivi.
Sul fronte importantissimo dell’attività giovanile abbiamo avuto, in entrambe le discipline, un grande ed emozionante anno sportivo e per questo il mio plauso e ringraziamento va sia agli Atleti ed alle Atlete che alle Commissioni Nazionali ed i Tecnici Sociali. Nonostante l’onere di scelte spesso non facili, abbiamo avuto continui riscontri ed è un fatto che ci rende orgogliosi e ci conforta. Innanzitutto perché conferisce ulteriore credibilità ai progetti che abbiamo allestito in passato, come quello per Rio de Janeiro promosso nel 2012, poi perché rafforza i più recenti, come il Progetto Tokyo 2020. Un indice significativo è la fruttuosa connessione tra nazionale giovanile e prima squadra che si è concretizzata proprio in questi mesi e che darà, ne sono certo, importanti risultati in termini di rendimento. Voglio anche rimarcare che abbiamo voluto riconoscere un contributo per l’attività internazionale giovanile delle discipline olimpiche, premiando gli Atleti che hanno ottenuto risultati di rilievo nelle gare all’estero nel 2015. Si tratta di un gesto che vuole esprimere riconoscenza e apprezzamento per chi investe su se stesso - e sono davvero in tanti a farlo - e nel contempo vuole essere uno stimolo per tutti affinché ognuno dia sempre il meglio di sé.
In conclusione, se mi si chiede quali siano le aspettative rispondo una sola cosa: mi aspetto che tutti e tutte diano il massimo.
Per rendere esaustiva la panoramica olimpica non posso non evidenziare le aspettative sull’inclusione del Karate nel programma dei Giochi di Tokyo 2020. Agosto sarà un mese importante anche per questo aspetto: il Congresso del CIO valuterà la proposta del Comitato Organizzatore che include tra i cinque sport aggiuntivi dell’edizione giapponese anche il Karate ed in favore del quale si è già espresso il Comitato Esecutivo del CIO. Abbiamo, come mi ha confermato il Presidente Mondiale Espinòs, ottime aspettative in tal senso; questo si traduce per la Squadra azzurra in un’opportunità decisamente rilevante dato il nostro costante posizionamento nel medagliere internazionale. In tal senso i prossimi Campionati Mondiali di Linz saranno il nostro “biglietto da visita” anche nei confronti del CONI il quale ha ben compreso il potenziale della nazionale Azzurra. Questo significa per noi l’impegno per raggiungere il 100% delle nostre possibilità a livello internazionale, considerata la totale fiducia nel lavoro dei nostri uomini e delle nostre donne del Karate.
A livello nazionale voglio sottolineare il grande lavoro svolto nel primo semestre del calendario agonistico di questo impegnativo anno olimpico: la concentrazione di tutti i campionati italiani di classe delle tre discipline, oramai giunto alla sua fase conclusiva, ha comportato un grande sforzo organizzativo. Sono più che soddisfatto per l’elevato livello di organizzazione mostrata nel realizzare un così alto numero di eventi sportivi, ma vogliamo porci un nuovo grande obiettivo che è quello di rendere il profilo organizzativo sempre più efficiente e adeguato alle nuove tecnologie, con riferimento ai parametri-guida internazionali. Dobbiamo avere sempre presente che l’atleta è e rimane il protagonista della scena. In questo senso stiamo raccogliendo risultati positivi sia per l’impegno degli organizzatori, a cui va ancora una volta il ringraziamento della Federazione, sia per quell’apertura di dialogo attivata ormai da qualche tempo fra gli Insegnanti Tecnici e gli Ufficiali di Gara. Il concetto di base di questo confronto deve fondarsi sull’accettazione civile dell’errore: dobbiamo superare l’atteggiamento recriminatorio e le polemiche sterili per costruire una strada che riduca al massimo l’incidenza degli errori in gara. Possiamo fare ciò se valorizziamo il dialogo e il confronto, all’interno di un ambito di regole coerenti in un sistema organizzato, che tutte le parti in causa possono riconoscere, accettare e condividere.
Mettere in gioco il massimo impegno in questa direzione, tutti insieme, con fermezza e determinazione, ma anche con coerenza ed educazione, è la strategia per ottenere un risultato che sarà certamente positivo.
Continueremo a muoverci in questa direzione perché, voglio sottolinearlo una volta di più, la collaborazione e l’unione fra le nostre diverse anime sono alla base della nostra grande Famiglia Federale.
Domenico Falcone